giovedì 22 gennaio 2015

Ti seguirò fuori dall'acqua

Ti seguirò fuori dall'acqua
Voglio parlare di un libro, che parla di Sindrome di Down, dalla parte del genitore, di un padre nello specifico.
Affronta il dolore, perché inizialmente di dolore si tratta, di avere un figlio con la Sindrome di Down.
Da quando mi rapporto, per lavoro o nella vita con le persone con questa sindrome ho sempre pensato alla beffa del nome, si perché Down in realtà è il cognome del medico John Langdon Down che la descrisse nel 1866, e non down inteso come giù, in fondo, come lascerebbe intendere il termine inglese.
Magari sindrome di Esquirol o Seguin, medici che ne descrissero prima di Down, alcuni segni clinici, avrebbe fuorviato di meno.
Invece si chiama Down, e molti pensano che chi la abbia sia in effetti giù, in basso, in fondo alla vita, a margine, a guardare i normodotati che vivono bene e loro a racimolare i resti.
Ma non è così, e Dario Fani che oltre a essere un mio amico è anche un sensibile padre e scrittore, ne descrive con dura crudezza, senza filtri l'impatto iniziale che un bimbo con un cromosoma in più porta nella vita di chi corre dietro il nulla.
Si perché con i trisomici ti scontri come contro un muro di cemento armato, non sono loro a venirti incontro ma tu ad andare incontro a loro, per forza, non hai strumenti, trucchi, astuzie, se vuoi rapportarti devi spogliarti, e salire al loro livello, non scendere, ma salire.
E ti accorgi che tutto ciò che consideravi normale e scontato con loro non lo è, devi guadagnarti il sorriso, ma anche una parola, non sono cortesi, sono diretti se gli stai sulle palle non ti considerano.
Nel corso del libro Dario affronta con delicatezza anche il ruolo della religione, della fede.
Ma la inserisce con una nonchalance unica, in mezzo ai piccoli riti che ognuno di noi ha o ha avuto, tra il credere alle carte e ai segni premonitori.
E credo che sia proprio quello il posto per gli dei, dio cristiano compreso.
Nel limbo tra la superstizione e il sogno, tra un chissà e lo speriamo.
Un riempitivo tra la speranza e la realtà.
Molti genitori considerano le condizioni svantaggiose un dono di dio.
E io rimango perplesso, nel mio realismo spiccio.
Ma come puoi pensare che un dio, possa solo pensare a te ? possa farti un dono, qualunque esso sia, a te ?
Un dio che gioca a nascondino è buffo e crudele, ti fa avere uno svantaggio per farti capire, il valore della vita che ti ha donato...
La scatola regalo con la bomba dentro, tipo puffo burlone.....
Tra migliaia di miliardi di esseri nell'intero universo, un giorno si sveglia un dio e decide di far nascere un bimbo con la Sindrome di Down a te, per farti capire il senso della vita... , non a Renzi, Berlusconi o ad Obama... ma proprio a te...
La trovo una idea curiosa.
Non farebbe prima a scrivere nel cielo:  "COGLIONI LA VITA E' UNA SOLA !", così, in 20 secondi redimi un intero pianeta... , no, lui gioca... vabbè... contenti voi...
Mi pare logico che chi lo pensa cerca di trovare una giustificazione all'evento perché non lo accetta, e mi dispiace ribadirlo, perchè non lo accetta.
Invece Dario, lo accetta e lo difende, non è stato scelto da nessun dio, è stato scelto da Francesco, uno splendido bambino che prende la vita lentamente, che si sbalordisce dei cerchi nell'acqua creati da un sasso, e si sbalordisce ogni volta che lo lancia, e insegna.
Insegna continuamente, perché non puoi distrarti, devi seguirlo ma non cercare di capirlo, devi imitarlo, devi imparare a meravigliarti dei cerchi, una, cento mille volte.
E sta li l'essenza della vita, nello sguardo del bambino meravigliato, non negli occhi spiritati di un misogino vestito da donna, o nelle statue che piangono, chissà perché, sangue.
Allora, come direbbero i giapponesi Oneigashimasu Francesco.
Per favore, insegnaci.

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